Rainbow Community è nato nel 2004, quando ci fu un massiccio afflusso di rifugiati provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo e dalla Repubblica Centrafricana a causa delle continue guerre. Per sfuggire a rapimenti, violenze, stupri e scontri armati, molte persone sfollarono e cercarono rifugio e assistenza nella contea di Nzara.

Nello stesso periodo, a seguito di una campagna nazionale per la prevenzione e cura dell’HIV, emersero diversi casi anche nella zona. Le persone che scoprirono di essere sieropositive furono discriminate, stigmatizzate, rinnegate e abbandonate dai familiari e dalla società. La maggior parte delle vittime erano donne e bambini, già di per sé esposti al rischio di violenze e abusi, che hanno poi visto peggiorare la loro condizione di vulnerabilità. Gli orfani che avevano perso i genitori a causa della malattia, se non venivano accolti in altre famiglie, erano costretti a badare a loro stessi e a ricoprire il ruolo di genitori per i fratelli più piccoli. In questo contesto, discriminazione, violenza, abbandono scolastico e malnutrizione divennero la vita quotidiana di molti bambini.

Dalla sua apertura, la comunità Rainbow si è progressivamente ampliata e con essa sono cresciute anche le proposte di attività, sempre aggiornate in base alle esigenze del momento.

Tuttavia, il continuo afflusso di sfollati, soprattutto da Tombura, che ogni giorno cercano e ricevono aiuto nella comunità, comporta una significativa sfida economica. Inoltre, per le strade si verificano scontri e aggressioni, così come molti camion e merci vengono rubati, tutto in un contesto dove si deve lottare per le scarse risorse disponibili. Questo, unito a un generale aumento dei prezzi delle materie prime, rende spesso difficile, se non impossibile, reperire alcuni prodotti all’interno del Paese. Infine, la pandemia di Covid-19 ha aggravato una situazione già difficile di per sé.

L’obiettivo dell’iniziativa implementata al Rainbow Community è favorire e sostenere lo sviluppo e la crescita della comunità locale grazie all’empowerment di uomini e donne, soprattutto i più giovani.

Allo stesso tempo, si offre supporto e assistenza in modo che i malati di HIV/AIDS, più di mille l’anno, ricevano le giuste cure. Anche le persone che non hanno contratto il virus, ma di cui ne subiscono comunque le conseguenze, partecipano alle attività.

Nel progetto gestito da Suor Winifred Obbo, le attività sono pensate in un’ottica trasversale e toccano l’ambito sociale, sanitario ed educativo. Esse sono:

• sensibilizzazione della comunità ed effettuazione di test- chi viene trovato positivo all’HIV viene indirizzato al centro sanitario più vicino, mentre i pazienti più gravi e impossibilitati a muoversi, vengono costantemente monitorati tramite visite a domicilio;
• costruzione di nuove adeguate abitazioni per i sieropositivi che vivono in capanne fatiscenti;
• appoggiare le attività locali nel campo dell’agricoltura, dell’allevamento ittico e di bestiame, della panetteria, del lavoro a maglia e della tessitura;
• incoraggiare gruppi di sostegno per attività generatrici di reddito;
• portare avanti il programma nutrizionale sia per i bambini sieropositivi che per quelli non infetti;
• sostenere e promuovere il percorso educativo dei bambini sia tramite il pagamento delle tasse scolastiche sia lo svolgimento di altre attività quali ripetizioni, colloqui e incontri per facilitare il confronto e la condivisione tra loro delle proprie esperienze individuali, giochi e sport, servizi di consulenza per segnalare qualsiasi tipo di abuso;
• affidare i bambini orfani e quelli sieropositivi a delle famiglie in cui possono ricevere cure adeguate e allo stesso tempo fornire consulenza ai genitori.