La regione del Karamoja è tra le aree a più basso Indice di Sviluppo Umano al mondo. La popolazione di quasi un milione di abitanti vive in condizioni di arretratezza e fragilità, imputabili alla combinazione di vari fattori: l’insicurezza e l’instabilità sociale, dovute alla presenza di diverse etnie spesso in conflitto tra loro; l’alto tasso di analfabetismo; la carenza di infrastrutture e servizi di base; l’isolamento geografico, politico ed economico; infine, le condizioni climatiche avverse, con ricorrenti siccità, che causano gravi carestie.

In questo contesto, aggravato dalla pandemia, è sorto il Kalya Peace Village, un’iniziativa gestita da un team di personale e volontari seguiti e aiutati da Fratel Damiano Mascalzoni, missionario comboniano il cui focus è sempre stata la promozione umana, in linea con la tradizione della sua congregazione.

I valori di pace e integrazione sono alla base di tutte le attività proposte, specialmente perché si tratta di zone di conflitto tra tribù ed etnie differenti, dove persistono ferite del passato mai risanate. Non a caso kalya significa appunto pace in lingua pokot. Il fatto di vivere e crescere insieme, condividere spazi e percorsi, provenire da contesti diversi, ma avendo in comune condizioni di povertà e di marginalità, aiuta i giovani a superare l’aspetto etnico, anzi aiuta a far nascere e rafforzare il valore della solidarietà e dell’aiuto reciproco.

Insieme, ci si impegna a fare la differenza nella vita dei giovani che vivono nella zona attraverso un progetto che si articola in quattro rami differenti:

• il progetto agricolo – primo ramo ad essere implementato, è stato la base per ripartire durante la pandemia e non consiste solo nel coltivare frutta e verdura per il sostentamento, e affrontare quindi il problema dell’insicurezza alimentare, o destinate alla vendita, ma è anche un’occasione di formazione, ovvero insegnare e imparare a fare agricoltura;
• la Guest house – luogo dove vengono accolti e risiedono i turisti interessati a dedicarsi a un turismo etnico, culturale e rigorosamente ecosostenibile, ma dove si organizzano anche incontri, conferenze e workshop con ONG e associazioni della zona;
• la Primary School St. Francis of Assisi – si vuole offrire e garantire l’accesso ad un percorso di istruzione fin dalle prime fasce di età;
• la Scuola dei mestieri St Joseph the Worker Training Centre – è la parte più recente con la quale si punta a migliorare la situazione occupazionale dei giovani della zona attraverso corsi di formazione professionale che forniscano le competenze necessarie per favorire l’inserimento lavorativo e l’avvio di nuove attività generatrici di reddito o di start up.

Nel dettaglio, il contributo di Insieme con Sorriso Onlus si è concentrato soprattutto nella prima fase progettuale della St Joseph the Worker Training Centre, con la costruzione delle strutture dove oggi si svolgono i corsi (falegnameria, meccanica, elettricità e saldatura, lezioni in ambito amministrativo, contabile e gestionale), la realizzazione di un laboratorio per la formazione professionale e l’acquisto dell’attrezzatura necessaria per il suo funzionamento. Attualmente, la Onlus si sta concentrando sul contribuire a sostenere parte delle spese previste della realizzazione dei dormitori per gli studenti della Scuola dei Mestieri, dagli orti del progetto agricolo (materiali, recinzione, manutenzione…) e il proseguimento degli studi all’università di alcuni ragazzi e ragazze che diventeranno poi portatori di nuovo sapere e altre competenze per aiutare ad arricchire e migliorare l’intervento, da sempre mosso da un’ottica circolare.